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Comune di Rionero in Vulture / News |
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Reyhaneh Jabbari, la sua morte in Iran addolora la città di Rionero in Vulture |
Rionero in Vulture 29 ottobre 2014 alle 11:27:00
In qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Rionero in Vulture, esprimo profondo cordoglio e sdegno per l’impiccagione della giovane iraniana Reyhaneh Jabbari, che nel 2009 era stata condannata a morte con l’accusa di aver ucciso il suo stupratore.
L’uccisione della giovane ventiseienne, dopo cinque anni di terrore vissuti nel braccio della morte in una prigione di Teheran, è un dolore profondo che ci tocca personalmente come donne e anche come donne impegnate nelle istituzioni.
Nonostante i numerosi appelli internazionali, lo scorso sabato la sentenza è stata eseguita. Tutti avevamo sperato che la mobilitazione internazionale avesse potuto salvare la vita della ragazza che invece è stata vittima due volte, prima del suo stupratore e poi di un sistema che non ha ascoltato i molteplici appelli e petizioni a conferma che è proprio sulla difesa dei diritti fondamentali che il dialogo tra i Paesi resta più difficile. Eppure, la difesa dei diritti umani e l’abolizione della pena di morte sono battaglie fondamentali universali che impongono coesione e condivisione. Riteniamo che la condanna a morte, rimane una vergogna per l’umanità poiché in questo caso rende carnefici anche i garanti della “giustizia”: la condanna a morte di una persona che ha ucciso per legittima difesa, la condanna a morte di una donna che ha ucciso il suo stupratore.
Lo stupro, dunque, non è un reato per il quale deve essere prevista la legittima difesa. La donna, il cui corpo è da secoli oggetto di piacere e merce di scambio, ma anche bottino di guerra, non ha dunque diritto a difendersi, anzi viene condannata a morte se si difende.
Ognuno è chiamato a fare la propria parte per la garanzia e la tutela dei diritti civili e, quindi, anche contro ogni forma di violenza che possa essere esercitata sulle donne vittime, anche nel nostro paese, di discriminazioni, disequità e femminicidio. Vogliamo ricordare tutte le donne che sono state protagoniste di quell’onda verde che nel 2009 si ribellò ai brogli elettorali urlando dai tetti: “Allah è grande” insieme a Reyhaneh Jabbari già allora in carcere. Avrebbe potuto salvarsi. Le sarebbe bastato negare il tentativo di stupro. Ha preferito morire e donare i suoi organi, scrivendo così un nuovo capitolo della sfida delle donne iraniane alla legge islamica. Ecco perché, per rendere giusto tributo all’Iran, desidero condividere le parole del premio Nobel Shirin Ebadi: “Una nazione di donne consapevoli e istruite, che stanno lottando per i propri diritti”.
Il Presidente del Consiglio Comunale
Maria M. PINTO
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Numero verde 800-604444
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