Rionero in Vulture 02 novembre 2011 alle 10:19:00
CINETEATRO VORRASI - RIONERO IN VULTURE 4 NOVEMBRE 2011 | ore 20:00
Sipario ore 20:30 Ingresso € 10,00
Compagnia Teatrale Fedro
Pasquale Tucciariello
SOCRATE
Tragedia
Regia di Giusi Zaccagnini
con Mauro Corona - Giuseppe Pergola - Chiara Lostaglio - Francesco Traficante - Cristian Strazza - Simonetta Rizzitiello - Rocco Gruosso - Antonella Sterlicchio - Maria Pia Boezio - Andrea Lapenna
Costumi di Rosa Preziuso | Musiche di Pasquale Menchise | Consulenza: Sonia Albano | Luci: Rio Service | Tecnico: Gerardo Battilana
Centro Studi Leone XIII
IN ALLEGATO LA LOCANDINA DELL'EVENTO
Socrate, una tragedia scritta da Pasquale Tucciariello
Non si sa se prima d’ora fosse stata scritta una tragedia su Socrate: almeno nella nostra regione non vi è alcuna memoria. Ci è riuscito Pasquale Tucciariello, il quale ha prima pubblicato un testo (edito dal Centro Studi Leone XIII, febbraio 2011), e quindi, con la caparbietà che lo caratterizza da sempre, lo ha trasposto - come era conveniente - sulla scena, grazie alla professionalità di una regista di consumata esperienza, Giusi Zaccagnini. Ha origini materane la regista, ma vive da anni a Roma, ed ha incrociato sul palco, fra gli altri, personalità come Dario Fo e Giorgio Albertazzi. E’ lucana nel profondo, come lo sono l’autore e gli attori della nascente Compagnia Teatrale Fedro, che porta in scena – venerdì 4 novembre in anteprima a Rionero - la tragedia ispirata al sommo filosofo greco.
Un testo che, ad un primo impatto, può apparire addirittura presuntuoso, perché scrivere ancora oggi di Socrate, trattarlo nel suo insegnamento prima e nel suo epilogo tragico poi, può apparire tedioso, persino fuori dal tempo. E invece no: Socrate riecheggia sempre nelle aule dei licei del mondo, si veste di attualità ogni qual volta si tenti un ragionamento sulla giustizia, sull’etica, sull’umanità. “L’intatto potere di provocazione della sua filosofia – scrive Ernesto Miranda sul libro suddetto, che anticipa la messa in scena – è un’operazione culturale urgente quanto ineludibile”.
Tuttavia, imbattersi nella scrittura (prima testuale poi teatrale) di Pasquale Tucciariello, leggerla ed appassionarsi in quel crescendo di situazioni da agorà e tribunali ateniesi fino al suo epilogo, appare persino esuberante per la passione umana e civile che l’autore intende imprimere.
Il testo teatrale, a cui collabora con grande esperienza la regista Zaccagnini, rende più fluida la sua divulgazione scenica, sebbene rimanga ricco di espressioni poetiche che gli attori della “Fedro” interpretano non senza plausibile fatica. La scenografia - disegnata con i brillanti costumi da Rosa Preziuso - è esile e dinamica, essenziale per una Atene che fa da sfondo ai pensieri del maestro. E’ un Socrate mitigato e convinto, specie nei rapporti con i massimi pensatori della sua epoca. La scena crea situazioni che dal classico ambiscono ad una ricercata modernità. Un Socrate che sovverte le abitudini consolidate e contamina le tradizioni. E’ nei versi del Coro che la tragedia di Tucciariello ci rende maggiormente partecipi verso una poetica pubblica che non è del tutto compiuta nel tempo moderno. Il Coro come specchio che riflette gli umori collettivi. Il Coro che stimola il ragionamento di Socrate ed è il Coro che chiosa la sua tragedia, la fine del passaggio su questa terra. Nel Coro del Vento d’Egeo, vige una poesia estrema, carezzevole quasi, che ci ragguaglia persino agli odori della Grecia antica, quella che confina e si insinua persino nella nostra: altra Grecia d’Enotria.
La tragedia rimane godibile e leggibile ad ogni dimensione umana, ed ha trovato una equa proposizione di scena. E con attori (Rizzitiello, Corona, Pergola, Lostaglio, Sterlicchio e gli altri) in grado di entrare in quei personaggi che hanno scritto le basi di una civiltà di cui, dopo millenni, siamo irrimediabilmente figli, malgrado non sempre se ne avvertano gli effetti in termini di civiltà e costume. Troppo spesso siamo degli Aristofane involontari, nel senso che le sue “Nuvole” dell’autore greco continuano ad offuscare spesso i nostri sentimenti più nobili, rendendoci replicanti involontari di una satira appena nefasta nei confronti del Maestro, di Socrate, che ci lascia un patrimonio di sentimento, di aspirazione alla giustizia, fondamentale per la civile convivenza.
Armando Lostaglio
Allegato:SOCRATE_LOCANDINA.pdf |