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La redazione



 
In memoria di Pietro Di Lonardo, sindacalista
Rionero in Vulture 28 febbraio 2012 alle 14:00:00

Il comitato di gestione del Centro Sociale “P. Sacco” di Rionero, la segreteria regionale della CISL, la città di Rionero, hanno inteso ricordare – su proposta del CineClub “V. De Sica” – la figura di Pietro Di Lonardo, con una targa a memoria, con la quale viene intitolata la Sala Audiovisivi del Centro Sociale.

Ad officiare la benedizione, alla presenza di oltre trecento persone, il Vescovo della Diocesi di Melfi, mons. Gianfranco Todisco, il quale ha ricordato l’importanza del lavoro e della solidarietà, elementi di testomonianza che hanno caratterizzato l’impegno umano di Pietro, deceduto a 51 anni, poco più di due anni fa. Lo hanno ricordato Giovanni Natale, segretario della CISL di Rionero, per lunghi anni a stretto contatto di lavoro, ma anche Rino Cammarota, presidente del comitato di gestione del Centro sociale, lo stesso sindaco di Rionero, Antonio Placido, e il segretario generale CISL lucano, Nino Falotico, che per decenni ha avuto Pietro fra i suoi più concreti attivisti nel sindacato. Come Cineclub “De Sica” lo abbiamo ricordato nel film IL CAPPOTTO di Alberto Lattuada, del 1952, con Renato Rascel e ispirato a Gogol, alla cui sceneggiatura ha collaborato anche il “nostro” Sinisgalli.  


Se avesse avuto modo di conoscere Pietro Di Lonardo, chissà se la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia avrebbe lanciato quelle invettive contro il sindacato che, a suo dire, difenderebbe i ladri ed i fannulloni. Persone come Pietro, sindacalista e fervido credente, hanno fatto grande il sindacato e non solo, l’associazionismo solidale, le relazioni umane. E una brutta malattia, nell’arco di un anno, lo ha strappato ai suoi affetti, a sua moglie, ai suoi ragazzi adolescenti, alla sua anziana madre. E a tutti quei pensionati, operai, disoccupati cui prestava un infaticabile servizio umano prima ancora che “vertenziale” e previdenziale. Fino all’ultimo si è battuto, col sorriso, per battaglie civili verso ASL ed Inail per quei riconoscimenti collettivi di malattie, contro le inumane leggi che penalizzano chi soffre.


Quanto segue è un articolo che gli avevo dedicato ben prima che si ammalasse, quando parte delle sue ore libere, dopo il duro lavoro nell’azienda di acque minerali (Cutolo) le trascorreva al Centro Sociale “in sezione”, quella della Cisl, come amava chiamarla. Per questo ci pareva giusto che proprio il Centro Sociale gli dedicasse una targa a memoria futura, verso una persona dolce ed “invisibile”, che, pure quando era ammalata, trovava il tempo per far compagnia ad un suo parente in fase terminale.


Persone piccole che fanno grande questo mondo, e che lo fanno amare. Per questo è indispensabile ricordarle.


Armando Lostaglio


PIETRO


 


Non è molto alto Pietro, la sua statura è però inversamente proporzionale alla sua disponibilità, alla sua diligenza. E’ persona fattiva, attenta, disponibile. Così lo riconoscono i compagni di lavoro all’azienda di imbottigliamento di acque minerali, così lo descrivono quelli del sindacato, dove ogni sera si reca per dare il suo contributo,  anonimamente, quasi senza farsi accorgere. Torna con le scarpe ancora umide dal lavoro, e in pochi minuti è già pronto per andare “in sezione” (come dice lui). Lì c’è sempre da fare: una vertenza, un’assemblea da organizzare, dichiarazioni da compilare, c’è un amico con qualche problema di lavoro e non solo: si era messo in testa da qualche tempo di operare per l’istituzione di un telefono-ascolto per  quelle famiglie assillate dal problema della droga e che magari non avevano trovato  un primo punto di riferimento.


In fabbrica aveva saputo di diversi casi e si era prodigato a contattare associazioni di volontariato anche nelle regioni vicine, per trovare un minimo sbocco al grave problema che sta torturando anche le piccole città.


Pietro  è un operaio ed un operatore a tutto campo, turni in azienda e poi anche la campagna, dai pomodori alle viti alle olive e anche un orticello per le esigenze di tutti i giorni.


I suoi bambini lo seguono un po’ ovunque, laddove è possibile, attenti ad apprendere quanto, con semplicità, lui esprime.


In sindacato fa molto, soprattutto nell’azienda ove opera, nella quale di recente si è giunti a controllare il tempo che si sta in bagno. Ogni bisogno viene controllato. Questo è per lui sindacalmente inaccettabile. Almeno certi bisogni non andrebbero controllati. Gli sembra che si torni indietro nelle conquiste ottenute in azienda. Per questo gli succede di avere discontinuità nell’azione e nella presenza. Ma non ne fa un dramma, non va in polemica.   Eppure non demorde, va avanti con semplicità. Un dirigente sindacale una volta si espresse sul conto di persone simili, asserendo che sono proprio queste persone che fanno grande il sindacato. Quando lo si chiama per qualsiasi attività è sempre pronto, anche ad anticipare di tasca, come quando si propose una lapide (artistica) da erigere ai caduti sul lavoro, davanti al Centro sociale realizzato con i fondi di CGIL, CISL e UIL all’indomani del terremoto.


La lapide si fece e si inaugurò un non lontano 1° Maggio. Pietro era lì, entusiasta e poco visibile, forse per la sua statura.


Ma la statura di un uomo è ben altra cosa.


Armando LOSTAGLIO (gen. 2008)


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